Palazzo Ducale di Urbino

La nomina papale trasformò la contea di Urbino, costituita nel 1213, in ducato governato dalla famiglia Montefeltro.
Fu il Papa Eugenio IV infatti, nel 1443, a nominare Oddantonio II da Montefeltro primo duca di Urbino. Egli regnò però per meno di un anno, dal 1443 al 1444, prima di essere assassinato. Prese dunque il potere il fratellastro maggiore Federico, uno dei più grandi principi nello scacchiere italiano dell’epoca, celebre tanto come condottiero in battaglia quanto come colto mecenate delle arti. Alternò importanti campagne militari a una folgorante carriera di statista, occupandosi anche dell’erezione del Palazzo Ducale e proteggendo presso la sua corte artisti famosissimi, da Leon Battista Alberti a Piero della Francesca, da Paolo Uccello a Pedro Berruguete, da Luca della Robbia a Giusto di Gand, oltre al nutrito gruppo di architetti e scultori che abbellì il suo palazzo.
Confermato duca nel 1474, promosse la costruzione di numerose rocche progettate da Francesco di Giorgio e raccolse una delle biblioteche più importanti del Rinascimento. Sposò nel 1459 Battista Sforza e resse con solida autorità il proprio regno fino alla morte nel 1482. Durante la signoria di Federico lo Stato raggiunse la sua massima espansione territoriale e una notevole prosperità economica. Tanta era l’importanza del Ducato che Urbino attirava o ospitava a quei tempi, tra gli altri, Piero della Francesca, Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Perugino, Giovanni Santi, padre di Raffaello Sanzio, Pinturicchio e Francesco di Giorgio Martini, nonché un giovane Bramante. Dal 1480 circa la città di Gubbio divenne la seconda residenza della famiglia ducale.

Dal 1464 circa e fino al 1472 i lavori passarono a un nuovo architetto, il dalmata Luciano Laurana, del quale resta una Patente rilasciata dal Duca il 10 giugno 1468 con una dichiarazione d’intenti programmatica (in cui l’architetto è chiamato “ingegnero”). L’architetto, che nel 1465 si trovava a Pesaro, venne forse suggerito da Leon Battista Alberti, che l’aveva conosciuto a Mantova.
Fulcro del nuovo assetto fu il vasto cortile porticato, che raccordava gli edifici precedenti. Il cortile ha forme armoniose e classiche, con un portico con archi a tutto sesto.

La facciata verso la città ebbe una forma “a libro aperto” (a “L”) su piazzale Duca Federico, che venne appositamente sistemato da Francesco di Giorgio Martini e in seguito chiuso sul lato nord dalla fiancata del duomo.

Il palazzo diventava così il fulcro del tessuto urbano senza operare strappi e sottomettendo, con la sua presenza, anche la vicina autorità religiosa.

anche in seguito alla nomina di Federico come duca e gonfaloniere della Chiesa da parte di Sisto IV. Francesco, che lavorò fino alla morte di Federico (1482) e anche oltre, sotto il reggente Ottaviano degli Ubaldino e sotto Guidobaldo da Montefeltro, completò ampie porzioni del palazzo, nonostante i mille impegni in cui era richiesto. Terminò la facciata a “L” su piazza Rinascimento, curò gli spazi privati (decorazioni di finestre, camini, architravi, capitelli), gli impianti idrici, le logge, la Terrazza del Gallo, il Bagno del Duca, il giardino pensile e forse il secondo piano del cortile, oltre al raccordo con le strutture sottostanti fuori le mura. Ai piedi del dirupo si trovava infatti un ampio spiazzo, detto “Mercatale” poiché sede di mercato, dove Francesco di Giorgio creò la rampa elicoidale, che permetteva a carri e cavalli di raggiungere il palazzo nonché le grandi scuderie e stalle poste a metà altezza, nel seminterrato.
Straordinarie sono le invenzioni di Francesco di Giorgio, spesso slegate da rigidi schemi simmetrici. Incompiuto fu il Giardino del Pasquino.

Il palazzo, di proprietà dello Stato Italiano, si trova al centro del borgo storico di Urbino, fiancheggiato da altri monumenti come la cattedrale e il Teatro Sanzio.
Il progetto più ambizioso di Federico da Montefeltro, uomo coltissimo e raffinato, fu la costruzione del Palazzo Ducale e di pari passo, la sistemazione urbanistica di Urbino, facendone la città “del principe”. Dopo il 1462, la sconfitta di Sigismondo Malatesta nella battaglia di Cesano e l’acquisizione di Fano e Senigallia (1463), aumentarono le entrate di Federico, che divenne anche capitano generale e arbiter della lega italiana.

Laurana fortificò il palazzo e la città, usando mura oblique, in modo che i cannoni non le potessero abbattere, e altri stratagemmi militari.
Il Laurana realizzò inoltre lo Scalone d’onore, la Biblioteca, la Sala degli Angeli, la Sala del Trono, le Soprallogge, la zona sacra con lo studiolo e le cappelline.

Deve il suo nome alle due torri che affiancano la facciata alta e stretta, ma ingentilita al centro dal ritmo ascensionale di tre logge sovrapposte, che ripetono ciascuna lo schema dell’arco di trionfo, ispirato probabilmente all’arco di Castel Nuovo a Napoli di Don Ferrante d’Aragona, del quale Federico era comandante generale. La facciata dei Torricini non guarda verso l’abitato ma verso l’esterno, per questo fu possibile una maggiore libertà stilistica, senza doversi curare dell’integrazione con edifici antecedenti, inoltre la sua presenza imponente è ben visibile anche da lontano, come simbolo del prestigio ducale. Interessante è anche il colore del materiale laterizio impiegato, che segue la tradizione marchigiana, da Marina Foschi definita “luminosa e levigata”.

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Come arrivare

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